Le Giornate di
studio in ricordo di Emilia Giancotti, dedicate a Spinoza. Ricerche e prospettive,
si sono svolte a Urbino tra il 2 e il 4 ottobre 2002, organizzate dall’Istituto
di Filosofia dell’Università, col patrocinio dell’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici di Napoli e dell’Associazione Italiana degli Amici di Spinoza.
Cristina Santinelli ha pronunciato l’Introduzione
ai lavori, in cui ha delineato il significato del convegno, cogliendo nella
dimensione del ricordo della studiosa scomparsa sia il tema della continuità
con i precedenti incontri internazionali organizzati a Urbino nel 1982 (Spinoza nel 350° anniversario della nascita)
e nel 1988 (Hobbes e Spinoza. Scienza e
politica), sia quello dell’evocazione che si fa impulso alla creatività della
ricerca e all’apertura di sempre nuove prospettive di confronto, in una mai
smessa tensione a valorizzare i motivi di universalità e tolleranza implicati
nel pensiero spinoziano.
Le Giornate,
che si sono svolte fervidamente tra relazioni e momenti di ricca discussione,
sono state dedicate in particolare a tracciare un percorso ideale di
“interlocutori” italiani e latini di Spinoza, dalle fonti, dirette o indirette,
attraverso i protagonisti della prima diffusione dello spinozismo in Italia -
già oggetto della ricostruzione di Emilia Giancotti al suo esordio come
ricercatrice -, sino agli interpreti contemporanei.
L’intervento di Paolo Cristofolini, Antecedenti italiani di un’eresia totale,
ha idealmente accostato la riflessione politico-religiosa di Spinoza all’impegno
speculativo e alla vicenda di due intellettuali italiani rinascimentali, Fausto Socini e Iacopo
Aconcio, interpreti del coevo dibattito europeo sui temi della tolleranza,
del diritto naturale e civile e della religione razionale individuale. Percorrendo
la comune indagine sulla legittimità e i limiti del potere politico e di quello
religioso, sul diritto e la libertà d’espressione, l’originale confronto,
ispirato al saggio di F. Meli, Spinoza e
due antecedenti italiani dello
spinozismo (1934), svela una continuità ideale tra i motivi più
caratteristici dell’opera dei tre autori: emerge così, dall’analisi delle
pagine conclusive del Tractatus
theologico-politicus, la convergente individuazione del lucido nesso tra
commistione di potere civile ed ecclesiastico e intolleranza, dispotismo e
condanna dell’eresia, imperium
violento e genesi degli scismi religiosi.
Un’attenzione privilegiata ad un ulteriore
interprete del Rinascimento italiano è stata dedicata dal contributo di Filippo
Mignini, volto ad esporre i termini di un confronto tra Bruno e Spinoza. La relazione si è svolta procedendo dalla
puntualizzazione dello status quaestionis,
esito dell’impegno che ha costantemente coinvolto i critici italiani
contemporanei, da Spaventa a Deregibus, nell’esegesi e nella collazione
accurata degli scritti dei due autori. Dopo avere individuato un nuovo indizio
esterno della possibile conoscenza delle opere di Bruno da parte di Spinoza,
l’intervento è proseguito con l’enucleazione sistematica dei temi comuni al
pensiero dei due filosofi, entro cui possono cogliersi convergenze e
differenze. Dipanando ordinatamente i fondamenti dell’originale neoplatonismo
bruniano, espressi nei Dialoghi Italiani,
e i cardini dell’ontologia spinoziana, sono stati evidenziati tra altri i
seguenti motivi di discussione: l’evoluzione, inaugurata da Cusano, del
concetto aristotelico di potentia,
l’identità in Dio di libertà e necessità, di potenza e atto, la realtà positiva
dell’infinito e la concezione del vuoto, il comune riferimento ad elementi
della tradizione averroista.
Traendo spunto dal De vita solitaria di Petrarca, testo compreso tra i volumi della
biblioteca di Spinoza, l’intevento di Patrizia Pozzi ha istituito un inedito
accostamento tra i due autori, individuando il nesso inquieto tra riflessione
ed esperienza esistenziale che congiunge e divide le scelte dell’uno rispetto a
quelle dell’altro. All’ispirazione classica e agostiniana che, tra otium e solitudo, sigla l’ideale dell’humanitas
di Petrarca si alterna la teorizzazione spinoziana del valore della socialità e
della comunità politica, della pace e del diritto alla libertà d’espressione,
che il saggio riconosce come unico vero bene, scopo di un’esistenza individuale
vissuta ex ductu rationis.
La relazione di Etienne Balibar, «La verità effettuale della cosa»: trois interprétations, ha delineato i
tratti salienti di un confronto tra Spinoza
e Machiavelli, illustrando la connessione tra riflessione epistemologica e
politica propria dell’impegno teorico di entrambe gli autori. Attraverso
l’interpretazione innanzitutto testuale dell’espressione, apax legomenon dell’opera del fiorentino, «andare dietro la verità
effettuale della cosa» (Principe XV),
l’intervento ha definito il preciso rilievo dei termini di «immaginazione», «ragione»
e «scienza intuitiva», propri della gnoseologia spinoziana, e il corrispondente
ruolo da ciascuno di essi rivestito nella scienza politica che emerge
nell’intera esposizione del Tractatus
politicus.
La ricostruzione della rilevanza decisiva delle
fonti rinascimentali di Spinoza è stata centrale anche nel contributo di
Giuseppa Saccaro Battisti, dedicato alla presentazione e all’esegesi critica
delle opere di Abraham Cohen Herrera, Epitome
e Puerta del cielo, pubblicate
recentemente a cura della stessa relatrice. L’esposizione si è svolta
attraverso una collazione puntuale tra le strutture argomentative dell’Ethica spinoziana e i procedimenti
inferenziali codificati dalla logica del neoplatonico Herrera, esemplificando
le forme e i metodi deduttivi della dialettica umanistica di quest’ultimo e i
consequenziali artifici retorici utilizzati nella trattazione della sua
metafisica.
Francesco Piro ha quindi definito la centralità che,
tra influssi e netto distacco, assume nell’opera di Spinoza la fonte indiretta
dell’aristotelismo rinascimentale: percorrendo la corrispondenza con Pieter Balling
e i passaggi più significativi della seconda parte dell’Ethica è stata compiutamente illustrata l’innovativa psicologia
spinoziana, soffermandosi sull’evoluzione specifica dei concetti di
immaginazione, species, intentio, animazione universale.
Particolarmente variegate sono risultate le
molteplici modalità di accostamento alle fonti antiche: l’intervento di
Vittorio Morfino, “Il mondo a caso”,
Spinoza e Lucrezio, ha tratto spunto dalla sollecitazione offerta dal
saggio di Althusser La corrente sotterranea del materialismo dell’incontro,
in cui si propone una suggestiva continuità teorica tra autori quali Epicuro,
Lucrezio, Machiavelli, Spinoza, Marx. Esaminando la corrispondenza con Boxel e
le più incisive asserzioni del De Deo
e della sua celebre Appendice, sono
state enucleate sistematicamente le affinità tra la concezione spinoziana della
natura, radicalmente determinista e antifinalista, e quella dei più celebri
atomisti antichi. Giuseppe Lucchesini ha delineato il notevole rilievo della
presenza di Tacito nella riflessione storico-politica del Tractatus theologico-politicus
e del Tractatus politicus,
puntualizzando il complesso nucleo teorico delle categorie complementari di
“legittimità” e “legittimazione” del potere.
Un’attenzione privilegiata per il Tractatus theologico-politicus e per
alcuni esiti peculiari dei metodi di interpretazione scritturale elaborati in
esso, ha caratterizzato anche la relazione di Omero Proietti. Attraverso il
classico saggio di A. Momigliano, Empietà
ed eresia nel mondo antico (1971), si sono ripercorsi i criteri canonici di
distinzione tra eresia e ortodossia ed è stata segnalata l’importanza delle Antiquitates di Flavio Giuseppe quale
fonte diretta per l’esegesi storico-critica del testo biblico fornita da
Spinoza. Un’ulteriore prospettiva di lettura è stata sollecitata
dall’intervento di Pina Totaro, Profetismo
e teocrazia nel Trattato teologico-politico. La relazione ha esaminato la
centralità della figura del profeta e il particolare ruolo dell’immaginazione
profetica nella ricostruzione spinoziana della storia e della legislazione del
popolo ebraico; la digressione conclusiva ha quindi presentato la vicenda e
l’opera erudita di un esponente del circolo vichiano, Biagio Garofalo, segnalandone le implicite corrispondenze con la
concezione spinoziana del testo e del linguaggio biblico.
Un’occasione per ripercorrere i motivi più
caratteristici del dibattito filosofico-politico e letterario del primo
Ottocento italiano è stata offerta dal contributo di Massimiliano Biscuso, che
ha istituito un inedito accostamento tra Spinoza
e Leopardi. L’esposizione ha così ricostruito la peculiare ricezione dello
spinozismo da parte del poeta, attraverso l’analisi puntuale delle sporadiche Note dello Zibaldone che confermano la personale rielaborazione leopardiana
della concezione spinoziana della natura, mediata dall’assimilazione del
materialismo francese settecentesco.
L’itinerario ideale tra gli interpreti contemporanei
di Spinoza ha quindi proposto all’attenzione la prospettiva di Antonio Labriola, illustrata
dall’intervento di Daniela Bostrenghi. Attraverso una iniziale sintesi delle
più recenti letture di Spinoza che i critici italiani hanno elaborato, la
relazione ha percorso i tratti più significativi dell’evoluzione intellettuale
di Labriola e gli aspetti più ragguardevoli della sua interpretazione della
speculazione spinoziana, tematizzando il rilievo teorico dei termini centrali
di cupiditas, conatus, affectus, oggetto di una esaustiva disquisizione nel
celebre scritto Origine e natura delle
passioni secondo l’Etica di spinoza (1866), confluito nella raccolta Scritti e appunti su Zeller e su Spinoza.
Il ruolo della figura e dell’opera di Spinoza entro l’ebraismo italiano contemporaneo
sono stati definiti dal contributo di Leonardo Amoroso, che ha sintetizzato in
particolare l’originale ricezione dello spinozismo da parte di Elijah Benamozegh.
Roberto Bordoli ha proposto all’attenzione la
vicenda umana e l’opera dei due traduttori italiani dell’Epistolario spinoziano, Ubaldo
Lopes-Pegna e Antonio Droetto. Del primo in particolare,
intellettuale ebreo di origine portoghese, sono stati delineati i momenti
salienti della biografia, dall’impegno nello studio e nell’esperienza di insegnamento,
sino all’incontro con la riflessione dei due autori più determinanti della sua
formazione, Croce e Spinoza. La progressiva elaborazione personale della
meditazione etica ed esistenziale di Spinoza, che sembra trasparire dagli
scritti inediti dello stesso Lopes-Pegna, culmina nella redazione e nella
pubblicazione, nel 1938, presso l’editore Carabba, della prima traduzione
italiana della corrispondenza del filosofo.
Aniello Montano ha dedicato la relazione all’esame
della lettura di Spinoza elaborata da Giuseppe
Rensi. E’ stata così delineata la singolare convergenza che si realizza in
essa tra accurata aderenza filologica al testo spinoziano e originale tensione
speculativa, sintetizzando i tratti della personale costruzione teorica
dell’autore attraverso l’analisi dei termini privilegiati di realismo,
scetticismo, irrazionalismo. Carlo Vinti ha invece presentato la prospettiva
dello Spinoza di Teodorico
Moretti-Costanzi: tra ipercritica e
ascesi, individuando nella visione teista, mistica e ascetica di matrice
agostiniana e francescana il nucleo teorico fondamentale della formazione
dell’autore e la genesi della sua caratteristica costruzione interpretativa.
La relazione di Augusto Illuminati ha proposto L’interpretazione postfordista di Spinoza, quale sigla suggestiva che
possa accostare creativamente le originali letture di Althusser, Deleuze,
Negri, focalizzando l’attenzione sulla tematizzazione della complessa
evoluzione del concetto di teleologia che, tra storicismo, evoluzionismo e
taylorismo, attraversa la riflessione filosofica e politico-economica
contemporanea.
Infine l’intervento di Stefano Mistura (pioniere
della ricerca italiana sul rapporto tra spinozismo e psicanalisi), Determinismo psicogenetico e causalità
psichica: Lacan lettore di Spinoza,
ha percorso i momenti della formazione umana e intellettuale di Lacan,
definendo il rilievo determinante del suo incontro con l’opera di Spinoza per
l’evoluzione della sua indagine psicoanalitica sui temi della personalità e
della psicosi, del desiderio e dell’affettività.
La riflessione e il confronto sui temi proposti sono
stati arricchiti da ampi spazi di vivace discussione che, grazie anche a
preziose e stimolanti presenze, come quelle di Emanuela Scribano e Jaqueline
Lagrée, attraverso la condivisione spontanea delle osservazioni hanno offerto
ulteriori spunti critici. Le Giornate di
studio si sono così proposte come momento importante per gli studi
spinoziani in Italia, tra continuità e apertura, a conferma dell’ampiezza e
varietà degli itinerari di ricerca che l’opera del filosofo olandese continua a
ispirare, dagli inediti accostamenti agli interlocutori classici, sino alle più
recenti e audaci prospettive di lettura.
Veronica Nicusanti