Federico Laudisa
Università di Milano-Bicocca
NON LOCALITÀ QUANTISTICA
Istituto di Filosofia, Università di Urbino,
25-26 febbraio 2003
Ø
Filosofia della fisica: i concetti e i problemi
Ø
Le interpretazioni della meccanica quantistica: dov’è il
problema?
Ø
Realismo e meccanica quantistica: lo statuto della
condizione di realtà nell’argomento di EPR
Ø
Non località e disuguaglianza di Bell
Ø
Intermezzo: causalità e meccanica quantistica
Ø
Non località, causalità e invarianza di Lorentz
filosofia
della fisica: i concetti e i problemi
·
Da un lato la fisica costruisce
quadri teorici generali, che aspirano ad essere rappresentazioni - immagini,
modelli, ecc. - vere del mondo fisico (o vere in senso approssimato). La
filosofia della fisica indaga allora, con i propri strumenti di analisi, le
caratteristiche logiche, epistemologiche e metafisiche di queste
rappresentazioni (immagini, modelli, ...).
·
Dall’altro lato, i risultati delle
teorie fisiche contemporanee si trovano ad avere profonde implicazioni
concettuali su nozioni (come spazio, tempo, causalità, identità, materia) che,
fino all’epoca della rivoluzione scientifica del XVII secolo, ricadevano
interamente nell’ambito della filosofia e la cui discussione si rifaceva a una
tradizione filosofica autonoma. Naturalmente indagini filosofiche di questo
tipo possono risultare significative soltanto a condizione di tenere nel dovuto
conto ciò che la fisica ci dice su
quei concetti e quei problemi.
“Se il metodo filosofico del nostro tempo viene messo a
confronto con il metodo dei grandi filosofi sistematici del diciassettesimo e
diciottesimo secolo, appare evidente una differenza fondamentale negli
atteggiamenti rispettivi verso le scienze naturali. I filosofi classici
intrattenevano strette relazioni con la scienza del loro tempo; alcuni di loro,
come Cartesio e Leibniz, furono essi stessi matematici e fisici di rilievo. In
tempi più recenti la filosofia e la scienza sono diventate estranee l’una
all’altra, una situazione che ha portato a una improduttiva tensione tra i due
gruppi. I filosofi, la cui formazione
professionale viene normalmente acquisita mediante lo studio di problemi
storici e filologici, accusano gli scienziati di un’eccessiva specializzazione
e si rivolgono piuttosto ai problemi metafisici; agli scienziati, dal canto
loro, sfugge nella filosofia il trattamento di problemi epistemologici che,
sebbene risolti da Leibniz o Kant alla luce della scienza del loro tempo,
richiedono un’analisi aggiornata alla luce della scienza contemporanea. Questa
estraneità si esprime in un disprezzo reciproco, nel quale ciascuna parte non
riesce a comprendere gli scopi dell’attività dell’altra.
[...] Se la
filosofia del nostro tempo, di orientamento speculativo, nega alla scienza
contemporanea il suo carattere filosofico, se considera la teoria della
relatività o la teoria degli insiemi come dei contributi privi di interesse
filosofico e appartenenti a scienze particolari, questo giudizio esprime
soltanto l’incapacità a percepire il contenuto filosofico del moderno pensiero
scientifico.”
H.
Reichenbach, Filosofia dello spazio e del
tempo , 1927
“Nel
noto libro The Nature of the Physical
World (1928) Eddington ha detto che sulla porta d’entrata della nuova
fisica si dovrebbe mettere un cartello con la scritta «Trasformazioni
architettoniche in corso - l’ingresso è severamente vietato a persone non
autorizzate.» E bisognerebbe anche raccomandare al portinaio di non lasciar
entrare in nessun caso «filosofi curiosi». Esistono di sicuro ancora oggi molti
fisici che saranno d’accordo con questo ammonimento. Ma dipende precisamente dall’essenza e dal compito della filosofia che
alla lunga essa non possa dar retta a tali avvertimenti. Non è semplice
curiosità quanto la induce a occuparsi sempre di quello che accade tra le
baracche e i recinti delle singole scienze. Senza tali occhiate essa non
potrebbe soddisfare al proprio ideale: all’ideale dell’analisi metodica e della
fondazione gnoseologico-critica. Così avviene che essa debba sempre trascurare
di nuovo i confini drizzati fra le singole scienze e indispensabili dal lato
della «prassi» della conoscenza, di una giusta e sana divisione del lavoro. Non
è lecito che questi confini divengano barriere ostacolanti per la teoria come
tale. Essa li deve varcare - anche con il pericolo che da questa trasgressione
sorgano conflitti e controversie di confine.”
E. Cassirer, Determinismo e indeterminismo nella fisica
moderna, 1937
le interpretazioni della
meccanica quantistica:
dov’è il problema?
L’uso della nozione generale di ‘interpretazione’
presuppone che esista un insieme di elementi logico-linguistici al quale è
necessario conferire un significato non ambiguo.
Cosa si intende
allora quando si fa riferimento alla necessità di ‘interpretare’ la meccanica
quantistica, una teoria fisica maneggiata da migliaia di scienziati di tutto il
mondo per oltre un secolo e con straordinario successo sperimentale?
“A
satisfactory interpretation of quantum mechanics would provide a way of
understanding the central notions of the theory which permits a clear and exact statement of its key principles. It would include a
demonstration that, with this understanding, quantum mechanics is a consistent,
empirically adequate and explanatorily powerful theory. And it would give a
convincing and natural resolution of the «paradoxes». I should like to add a
further constraint: that a satisfactory interpretation of quantum mechanics
should make it clear what the world would be like if quantum mechanics were
true.”
R.
Healey, The Philosophy of Quantum
Mechanics. An Interactive Interpretation, 1989
“It
would be foolish to expect that the next basic development in theoretical
physics will yield an accurate and final theory. But it is interesting to
speculate on the possibility that a future theory will not be intrinsically ambiguous and approximate.
Such a theory could not be fundamentally about «measurements», for that would
again imply incompleteness of the system and unanalyzed interventions from
outside. Rather it should again become possible to say of a system not that
such and such may be observed to be
so but that such and such be so. The
theory would not be about «observables»
but about «beables». [...]
The idea that quantum mechanics is primarily
about «observables» is only tenable when such beables are taken for granted.
Observables are made out of beables.”
J.S.
Bell, Subject and Object, 1973
Interpretazione della MQ
¯
Dose ‘minimale’ di ontologia
“
This primitive ontology is what the theory is fundamentally about”
D.
Dürr, S. Goldstein, N. Zanghì, Bohmian
mechanics as the foundation of quantum mechanics, 1996
chiarezza ® È necessario specificare quali siano gli elementi
fondamentali del dominio di realtà che la teoria dovrebbe descrivere (i
‘beables’ di John Bell).
esattezza ® Questa specificazione non deve presupporre, per essere
dotata di significato, il ricorso a processi di osservazione (cosciente o
meno).
Naturalmente, non tutti sono d’accordo su questo punto
preliminare:
“L’espressione «interpretazione di Copenhagen» suona come
se esistessero varie interpretazioni della meccanica quantistica. Ne esiste
soltanto una. Esiste un solo modo nel quale si può comprendere la meccanica
quantistica. Ci sono varie persone che ne sono insoddisfatte e che cercano di
trovare qualcos’altro, ma nessuno ha trovato qualcosa di consistente, cosicché
quando ci si riferisce all’interpretazione di Copenhagen della meccanica
quantistica, ciò che realmente si intende è la meccanica quantistica. Perciò la
maggioranza dei fisici non adotta questo termine, usato nella maggior parte dei
casi dai filosofi.”
Sir Rudolph Peierls, intervista radiofonica pubblicata in
p.c.w. Davies and j.r. Brown (eds.), The Ghost in the Atom, Cambridge University Press 1986.
Posizioni come questa presuppongono qualche forma di
strumentalismo:
Abbiamo solo bisogno di sapere se una certa teoria fisica
funziona. Ogni indagine che punti a costruire una rappresentazione che
idealmente ‘sta dietro’ ai fenomeni e che è in grado, almeno in linea di
principio, di spiegare perché i fenomeni si comportino ‘nella realtà’ in un
certo modo si pone al di fuori dei confini della fisica.
“Il chiedersi che cosa accada a un particolare fotone in
determinate condizioni non ha in realtà un significato molto preciso. Per
precisare il senso di tale domanda occorre immaginare qualche esperienza
attinente al problema e ricercarne il risultato, poiché sono realmente
significative solo le questioni che riguardano i risultati dell’esperienza e la fisica teorica si deve occupare soltanto
di tali questioni. [...] Le ragioni per cui un dato fotone attraversi o no
il cristallo, e il modo in cui varia la direzione della sua polarizzazione
quando lo attraversa, non possono essere esaminati sperimentalmente e vanno perciò considerati estranei al
dominio scientifico. Nondimeno è necessaria qualche ulteriore descrizione
per mettere in correlazione i risultati di questa esperienza con quelli di
altre realizzabili con fotoni, e per inquadrarli tutti in uno schema generale.
Tale ulteriore descrizione non va considerata come un tentativo di rispondere a
domande fuori del dominio della scienza, ma come un aiuto alla formulazione di
regole atte a esprimere concisamente i risultati di un gran numero di
esperienze. [...] Il principale scopo
della fisica non è di fornire dei modelli, bensì di formulare delle leggi che
governino i fenomeni e la cui applicazione porti alla scoperta di nuovi
fenomeni. Se poi esiste un modello, tanto meglio; ma l’esistenza o no di esso è
questione di secondaria importanza.”
P.A.M.
Dirac, The Principles of Quantum
Mechanics, 1930
Lo strumentalismo è una posizione che ha avuto larga
diffusione nella generazione di fisici teorici che potremmo definire ‘di mezzo’
(anni ‘50-60 del XX secolo): i padri fondatori, da parte loro, non ebbero alcun
ritegno (con le dovute eccezioni, come Dirac) ad adottare e difendere precise
posizioni filosofiche su problemi sorti durante la loro professione di fisici.
N. Bohr ® Complementarietà
W.
Heisenberg ® Interpretazione
‘potenziale’ della realtà quantistica
J. von Neumann ® Problema
della relazione mente-corpo
Opposto
allo strumentalismo è il
realismo:
Una teoria fisica costituisce una descrizione formalmente
adeguata della natura della realtà che indaga. Accettare una certa teoria
comporta la credenza che si si tratti di una teoria vera, e il riconoscimento che tale teoria funziona è il principale
criterio che ci autorizza a credere che essa sia vera. Una teoria non è un
insieme di ricette per collegare logicamente tra loro dei fatti sperimentali,
ma aspira a essere il racconto ragionevolmente fedele della realtà fisica e
delle sue caratteristiche.
Da alcuni anni tuttavia il realismo ha acquisito una
nuova credibilità, anche se si tratta di un realismo associato di volta in
volta a interpretazioni molto diverse, e questo ha anche motivazioni
sperimentali:
“Il bisogno di un’interpretazione realistica della teoria quantistica è drammaticamente evidente ai
giorni nostri, nei quali si assiste in tutto il mondo a uno sforzo di portare a
termine interessanti esperimenti con singoli microsistemi come atomi, neutroni,
o fotoni - esperimenti che prima potevano essere concepiti soltanto come
esperimenti ideali.”
P.
Busch et al., Operational Quantum Physics, 1995
Ma in che
senso è possibile discutere di realismo in relazione ai fondamenti della
meccanica quantistica?
Anche se in
generale si rifiuta lo strumentalismo come approccio ai fondamenti delle teorie
fisiche, non abbiamo imparato da una serie di teoremi ‘limitativi’ (noti come no-go theorems e sviluppati a partire dagli anni ‘60) che la
meccanica quantistica è incompatibile
con qualsiasi forma di realismo?
È allora
importante vedere in che senso, alla luce di un’interpretazione adeguata di
quei teoremi e quegli argomenti, questa affermazione risulta insostenibile per due aspetti
fondamentali.
Ø
Negli argomenti di tipo EPR-Bohm, il
realismo (espresso come ‘condizione di realtà’) non è una delle
ipotesi indipendenti, ma è una conseguenza
delle due ipotesi fondamentali che consentono di derivare la conclusione.
Dunque è del tutto privo di significato rifiutare il valore e l’esito di quegli
argomenti semplicemente rifiutando il realismo.
Ø
Si continua a leggere e a sentir
dire tesi come quella secondo cui il significato del teorema di Bell consiste
nella ‘confutazione’ del realismo, del determinismo e delle variabili nascoste
in meccanica quantistica. Risulta allora importante chiarire che il tipo di
realismo presupposto da alcune interpretazioni della meccanica quantistica è
completamente diverso dal tipo di realismo che viene dichiarato insostenibile
dai no-go theorems.
realismo
e meccanica quantistica:
lo
statuto della condizione di realtà
nell’argomento
di EPR
Esperimento di correlazione EPR-Bohm
Sistema S1+S2 di due particelle S1 e S2 di spin-1/2 preparato al tempo t0 nello stato di singoletto
Y
= 1/Ö2 (|1,+>n
|2,->n
- |1,->n
|2,+>n),
dove n
rappresenta una qualsiasi direzione spaziale.
Si assume che le
misure di spin su S1 e S2 siano effettuate quando S1 e S2 occupano due regioni spaziotemporali R1 e R2 rispettivamente, che risultano isolate l’una rispetto
all’altra. Sulla base delle regole della meccanica quantistica sappiamo che
·
(SR) se lo stato di S1+S2 è Y,
allora
stato (ridotto) di S1 ® r(1,Y) =
1/2 (P|1,+>n + P |1,->n ),
stato (ridotto) di S2 ® r(2,Y) = 1/2 (P|2,+>n + P |2,->n ),
e, per ogni n,
Pr(1,Y) (spin n di S1 =
+1) = Pr(1,Y) (spin n di S1 =
-1) = 1/2
Pr(2,Y) (spin n di S2 =
+1) = Pr(2,Y) (spin n di S2 =
-1) = 1/2
·
(AC) Se si effettua a un tempo t
una misura dello spin di S1
nella direzione n e si ottiene il
risultato +1, una misura dello spin di S2
nella direzione n a un tempo t¢
> t darà con certezza il risultato
- 1, cioè
PY [(spin n
di S1 = +1) & (spin n di S2 = -1)]
= 1, per ogni n.
Supponiamo ora di effettuare al tempo t1 > t0 una misura
dello spin di S1 e di
ottenere il risultato +1. Allora, per la condizione di anticorrelazione, una
misura dello spin di S2
nella direzione n a un tempo t2 > t1 darà con certezza il risultato - 1.
Supponiamo ora di assumere la seguente condizione:
realtà
Se, senza interagire con un sistema fisico S, possiamo predire con certezza - o con
probabilità pari a 1 - il valore q
di una quantità Q relativa a S, allora q rappresenta una proprietà oggettiva di S (denotata da [q]).
Allora per t2
> t1 [spin n = -1] rappresenta una proprietà oggettiva di S2. Ma può la proprietà [spin n = -1] di S2 essere stata in qualche modo “creata” dalla
misura dello spin su S1?
La risposta è NO se assumiamo la seguente condizione:
località
Nessuna proprietà oggettiva di un sistema fisico S può essere influenzata da operazioni
condotte su sistemi fisici isolati da S.
La condizione di località ci permette allora di asserire
l’esistenza della proprietà [spin n
= -1] di S2 anche in un
tempo t¢
tale che t0 > t¢
>t1.
Ma al tempo t¢ lo
stato di S1+S2 è lo stato di singoletto Y e dunque per (SR)
lo stato di S2 è lo stato
ridotto
r(2,Y) =
1/2 (P|2,+>n + P |2,->n ),
che assegna alla proprietà [spin n = -1]
di S2 la probabilità 1/2.
Consideriamo ora la seguente condizione:
completezza
Qualsiasi proprietà oggettiva di un sistema fisico S deve essere rappresentata all’interno
della teoria fisica che descrive S.
Esistono dunque proprietà oggettive di sistemi fisici,
come [spinn = -1] per S2,
che la meccanica quantistica non rappresenta come tali e dunque la meccanica
quantistica è incompleta.
Struttura logica dell’argomento
realtà
Se, senza interagire con un sistema fisico S, possiamo predire con certezza - o con
probabilità pari a 1 - il valore q
di una quantità Q relativa a S, allora q rappresenta una proprietà oggettiva di S (denotata da [q]).
&
località
Nessuna proprietà oggettiva di un sistema fisico S può essere influenzata da operazioni
condotte su sistemi fisici isolati da S.
&
completezza
Qualsiasi proprietà oggettiva di un sistema fisico S deve essere rappresentata all’interno
della teoria fisica che descrive S.
ß
contraddizione!
Vengono assegnati due stati allo
stesso sistema allo stesso istante.
ß
non-completezza oppure non-realtà oppure non-località
Qual’è il problema di questo argomento?
La condizione di
realtà non è una condizione indipendente,
ma derivata.
Infatti
1) la condizione di anticorrelazione, cioè
Prob Y [(spin n
di S1 = +1) & (spin n di S2 = -1)] = 1, per ogni n
implica la validità della premessa della condizione di realtà,
cioè la possibilità di predire con certezza - o con probabilità pari a 1 - il
valore dello spin di un sistema fisico senza interagire con esso;
2) la condizione di località proibisce che proprietà come
[spin n=-1] vengano ad esistere relativamente a S1 (S2) come conseguenza della misura effettuata su S2 (S1).
L’effettiva conclusione dell’argomento è allora
compl & loc Þ contraddizione!
e dunque
Øcompl
Ú Øloc
Ne consegue che l’adozione o il rifiuto preliminare del
realismo - espresso nella forma della condizione di realtà - è del tutto irrilevante nell’argomento di EPR-Bohm.
In particolare, se
si assume la completezza della meccanica quantistica, non è logicamente
consistente la posizione di chi intenda evitare la conclusione dell’argomento
adottando una posizione ‘antirealista’, dal momento che il realismo non è una premessa dell’argomento.
Inoltre, se la condizione di realtà fosse effettivamente
una condizione indipendente, sarebbe possibile assumere la meccanica
quantistica come una teoria completa e
locale semplicemente lasciando cadere il realismo, in contraddizione con il
fatto che la meccanica quantistica è una teoria non locale indipendentemente dall’argomento di EPR-Bohm.
Esempio significativo:
Argomento di EPR-Bohm secondo B. d’Espagnat, Veiled Reality. An
Analysis of Present-Day Quantum Mechanical Concepts, Addison-Wesley 1995 pp.131-4.
Separabilità & Condizione di Realtà EPR & Completezza
ß
contraddizione
Tuttavia a p. 143, nell’esposizione del teorema di Bell
nella forma dell’articolo di Bell del 1964, si legge:
“As may remembered, the outcome of the [EPR
derivation] is that there exist elements of reality corresponding to the spin
component of V (and also of U for symmetry reasons) along any
direction n in space. These elements
of reality, characterizing what may be called the objective state l of the pair are of course not described by the state
vector of the pair [...] It is worth stressing once again that the existence of
these supplementary variables is here a consequence
of the premises - following from the strict correlation between the two
particle spins - so that this existence does not have to be postulated.”
J.S. BELL
“Measurements can be made, say by Stern-Gerlach
magnets, on selected components of the spins s1 and s2. If
measurement of the component s1·a, where a
is some unit vector, yields the value +1 then, according to quantum mechanics,
measurement of s2·a must yield the value -1 and vice versa. Now we make
the hypothesis, and it seems one at least worth considering, that if the two
measurements are made at places remote from one another the orientation of one
magnet does not influence the result obtained with the other. Since we can
predict in advance the result of measuring any chosen component of s2, by
previously measuring the same component of s1, it follows that the result of any such
measurement must actually be predetermined.”
On the Einstein-Podolsky-Rosen paradox,
1964
“It is important to note that to the limited degree to
which determinism plays a role in
the EPR argument, it is not assumed
but inferred. What is held sacred is
the principle of ‘local causality’ - or ‘no action at a distance’. [...] It is
remarkably difficult to get this point across, that determinism is not a presupposition of the analysis.”
Bertlmann’s
socks and the nature of reality,
1981
E in una nota a questo passo Bell scrive:
“My own first paper on this subject [l’articolo On the Einstein-Podolsky-Rosen paradox
del 1964] starts with a summary of the EPR paper from locality to deterministic hidden variables. But the commentators
have almost universally reported that it begins with deterministic hidden
variables.”
Argomento
di incompletezza di Einstein
(¹ argomento di EPR: niente condizione di realtà!)
· Lettera a Schrödinger del giugno 1935,
· Lettera a Popper del novembre 1935,
· Fisica e realtà (1936)
· Meccanica quantistica e
realtà (1948),
· Autobiografia scientifica (1949)
· Repliche agli autori del volume Albert Einstein: Philosopher-Scientist (1949).
Sistema composto S1+2,
i cui sottosistemi S1 e S2 si intendono non interagenti.
Assunzione fondamentale
principio di separazione = separabilità + località.
separabilità
Sistemi spazialmente separati possiedano stati fisici
reali e distinti.
località
Lo stato del sistema può essere modificato solo mediante
interazioni locali.
Inoltre si definisce la seguente condizione di
completezza.
completezza
Esiste una corrispondenza biunivoca tra funzione d'onda Y e stato reale del sistema.
Consideriamo ora uno dei sottosistemi, poniamo S1.
Poiché è possibile scegliere di misurare la sua posizione
o la sua quantità di moto, si ha che
misura della posizione di S1
ß
allo stato di S2 viene attribuita una data funzione d’onda Y2'
e
misura della quantità di moto di S1
ß
allo stato di S2 viene attribuita una data funzione d’onda Y2''
Per il principio di separazione, la pluralità di funzioni
d’onda associate allo stesso stato di S2
non può dipendere da operazioni di misura condotte su S2.
Dunque la
meccanica risulta incompleta.
“Di tutti i teorici quantistici «ortodossi» di cui
conosco il pensiero, quello che si avvicina di più a una esatta visione del
problema mi sembra essere Niels Bohr. Tradotto nei termini che mi sono propri,
il suo ragionamento è il seguente. Se i sistemi parziali A e B formano un
sistema totale che è descritto dalla sua funzione Y, cioè dalla YAB, non c'è ragione di
attribuire un'esistenza reciprocamente indipendente (stato di realtà) ai
sistemi parziali A e B considerati separatamente, neppure se i sistemi parziali
sono separati spazialmente l'uno dall'altro nel momento particolare che viene
considerato. Dire che, in quest'ultimo caso, la reale situazione di B non possa
essere (direttamente) influenzata da nessuna operazione di misura compiuta su A
è quindi, nel quadro della teoria quantistica, un'affermazione infondata e
(come dimostra il paradosso) inaccettabile.
Considerando la
questione in questo modo, risulta evidente che il paradosso ci costringe ad
abbandonare una delle due seguenti affermazioni:
1) la descrizione compiuta per mezzo della funzione Y è completa,
2) gli stati reali di oggetti spazialmente separati sono
indipendenti l'uno dall'altro.
D'altra parte, se si considera la funzione Y come la descrizione di un insieme (statistico) di
sistemi, e quindi si abbandona la 1), è possibile ammettere la 2). Ma questo
spezza il quadro della «teoria ortodossa».”
A.
Einstein, Autobiografia scientifica,
1949
Non
località e disuguaglianza di Bell
Cenno storico (importante!)
No-go Theorems (von Neumann, Gleason,
Jauch-Piron):
qualsiasi ipotesi di completamento
deterministico della MQ è incompatibile con la struttura matematica della MQ
stessa.
Bell 1963 (articolo pubblicato nel
1966):
i teoremi di cui sopra valgono
per una particolare classe di teorie a variabili nascoste, quelle non
contestuali. L’interpretazione di Bohm non ricade in questa classe e non
viene esclusa dai teoremi di cui sopra.
La meccanica di Bohm è non
locale: si tratta di una caratteristica specifica di questa interpretazione
oppure ogni teoria che preservi le predizioni statistiche della MQ è tenuta a
manifestare una forma di non località?
Bell 1964:
La seconda che hai detto! (Teorema di Bell)
Situazione nota: esperimento EPR-Bohm con un sistema
composto S1+S2 di due particelle S1 e S2 di spin-1/2 preparato a un certo tempo t0 nello stato di singoletto.
Si
introducono le variabili
X(1)a ®{1,-1}
X(2)b ®{1,-1}
dove a, b stanno genericamente per tre direzioni a, b, c nello spazio, e si assume di
poter definire la probabilità che X(1)a ( o X(2)b) assuma il valore 1 (o il
valore -1), indicata con
p(X(1)a = ±1)
L’espressione p(X(1)a = ± X(2)b) indica naturalmente la
probabilità che X(1)a e X(2)b concordino o meno sul valore assunto.
Si assume poi la seguente condizione
Località
X(1)a non dipende da b
X(2)b non dipende da a
A questo punto, sulla base della condizione quantistica di anticorrelazione
X(1)a = - X(2)a
è possibile derivare
p(X(1)a = - X(2)b) + p(X(1)b = - X(2)c) + p(X(1)c = - X(2)a)
= p(X(1)a = X(1)b) + p(X(1)b = X(1)c) + p(X(1)c = X(1)a)
³ p(X(1)a = X(1)b) È p(X(1)b = X(1)c) È p(X(1)c = X(1)a)
= p(evento certo) = 1
da cui
p(X(1)a = - X(2)b) + p(X(1)b = - X(2)c) + p(X(1)c = - X(2)a) ³ 1 (B)
Se ora sostituiamo a X(1)a la corrispondente espressione
per l’osservabile di spin, otteniamo
p(X(1)a = - X(2)b) = p(X(1)b = - X(2)c) = p(X(1)c = - X(2)a) = 1/4
da cui consegue
p(X(1)a = - X(2)b) + p(X(1)b = - X(2)c) + p(X(1)c = - X(2)a) = 3/4 < 1
Riassumendo
Località ® B
MQ ® Ø B
dunque
Ø Località
Se p(X(1)a,X(2)b) denota la probabilità
congiunta, si ha per le corrispondenti probabilità della MQ
pMQ (X(1)a , X(2)b) ¹ pMQ (X(1)a ) pMQ (X(2)b)
I risultati di misura sono correlati
®
Dipendenza superluminale!
Infatti:
1) secondo la MQ ordinaria, le proprietà di spin non sono predeterminate alla
sorgente;
2) le regioni nelle quali le misure sono localizzate sono separate da
un intervallo di tipo spazio.
® Fraintendimenti su 1)
Born (ma anche Gell-Mann, Il quark e il
giaguaro)
“Born had particular
difficulty with the EPR argument. Here is his summing up, long afterwards, when
he edited the Born-Einstein correspondence.
The
root of the difference between Einstein and me was the axiom that events which
happen in different places A and B are independent of one another, in the sense
that an observation on the state of affairs at B cannot teach us anything about
the state of affairs at B.
Misunderstanding could
hardly be more complete. Einstein had no difficulty accepting that affairs in
different places could be correlated. What he could not accept was that an
intervention at one place could influence, immediately, affairs at the
other.”
J.S. Bell, Bertlmann
socks and the nature of reality
Generalizzazione ® |X(1)a|, |X(2)b| £ 1
È possibile indagare la possibilità di “completare” la MQ introducendo
una variabile l tale che la probabilità
congiunta p(X(1)a , X(2)b| l) soddisfi
p(X(1)a , X(2)b| l) = p(X(1)a | l) p(X(2)b| l) (L)
e sia tale che
pMQ(X(1)a , X(2)b) = ò p(X(1)a , X(2)b| l)r(l)dl,
dove r(l) denota la distribuzione di l..
Ø
Intuitivamente,
l rappresenta la specificazione completa degli eventi causalmente
rilevanti per i risultati X(1)a e X(2)b.
Ø
La
variabile l codifica dunque l’influenza
degli eventi che sono localizzati nell’intersezione dei coni di luce passati
degli eventi di misura di X(1)a e X(2)b.
Ø
Allora è
ragionevole considerare (L)
come una condizione di località, secondo la quale l “separa” statisticamente
l’evento di misura di X(1)a dall’evento di misura di X(2)b.
“Could it not be that QM is
a fragment of a more complete theory, in which there are other ways of using
the given beables, or in which there are additional beables - hitherto ‘hidden’
beables? And could it not be that this more complete theory has local causality
[la condizione (L)]? Quantum mechanical predictions would then apply
not to given values of all the beables, but to some probability distribution
over them, in which the beables recognized as relevant by quantum mechanics are
held fixed. We will investigate this question and answer it in the negative.”
J.S. Bell, The theory of local
beables
Si dimostra dunque che la
condizione (L)
implica una disuguaglianza
|E(a, b) + E(a, b¢) + E(a¢, b) - E(a¢, b¢)| £ 2
dove E(a, b) = p(X(1)a = X(2)b) - p(X(1)a = - X(2)b), mentre per
a = 0°, a¢ = 90°, b =
45°, b¢ = -
45°
si ottiene per la corrispondente
espressione quantistica
|EMQ
(a, b) + EMQ (a, b¢) + EMQ (a¢, b) - EMQ (a¢, b¢)| = 2Ö2 .
Generalità dell’argomento
“Despite my insistence that
the determinism was inferred rather than assumed, you might still
suspect somehow that it is a preoccupation with determinism that creates the
problem. Note well that the following argument makes no mention whatever of
determinism […]
Finally you might suspect
that the very notion of particle, and particle orbit has somehow led us astray
[…] So the following argument will not mention particles, nor indeed fields,
nor any particular picture of what goes on at the microscopic level. Nor will
it involve any use of the words ‘quantum mechanical system”, which can have an
unfortunate effect on the discussion. The difficulty is not created by any
such picture or any such terminology. It is created by the predictions about
the correlations in the visible outputs of certain conceivable experimental
set-ups.”
J.S. Bell, Bertlmann
socks and the nature of reality
* Condizione critica: “Località
causale” (J.S. Bell), cioè (L).
* “Località causale” ®
La probabilità congiunta -
condizionata rispetto a l - si fattorizza.
Inoltre (J. Jarrett, On
the physical significance of the locality condition in the Bell arguments,
Noûs 18 (1984), 569-589)
p(X(1)a , X(2)b| l) = p(X(1)a | l) p(X(2)b| l)
se e solo se
p(X(1)a , l) = p(X(1)a, l | X(2)*), p(X(2)b , l) = p(X(2)b
,
l | X(1)*)
“Parameter Independence”
&
p(X(1)a , l | X(2)b) = p(X(1)a, l), p(X(2)b , l| X(1)a) = p(X(2)b, l)
“Outcome Independence”
Se [(L) se e solo se PI
& OI] allora [Ø(L) se e solo se ØPI Ú ØOI]
Discussione sulle conseguenze ® tesi della “coesistenza
pacifica” tra MQ e relatività speciale (A. Shimony, Controllable and
uncontrollable non-locality, 1984):
Violazione di PI ® Non località “controllabile”:
azione a distanza!
Violazione di OI® Non località
“incontrollabile”: nessuna azione a distanza!
causalità locale:
“My intuitive notion of
local causality is that events in 2 should not be ‘causes’ of events in 1, and
vice versa.” (Bell, The theory of local beables).
Ma in conseguenza del teorema di Bell
“it may be that we have to
admit that causal influence do go faster than light. The role of Lorentz
invariance in the completed theory would then be very problematic. An ‘ether’
would be the cheapest solution. But the unobservability of this aether would
disturbing. So would the impossibility of ‘messages’ faster than light, which
follows from ordinary relativistic quantum mechanics in so far as it is
unambiguous and adequate for procedures we can actually perform. The exact
elucidation of concepts like ‘message’ and ‘we’ would be a formidable
challenge.”
J.S. Bell, Bertlmann
socks and the nature of reality
LOOPHOLES (Verifica
sperimentale delle disuguaglianze di Bell)
* Problema dell’efficienza
“The obvious definition of
‘local causality’ does not work in QM and this cannot be attributed to the
incompleteness of the theory. Experimenters have looked to see if the relevant
predictions of QM are in fact true. The consensus is that QM works excellently,
with no sign of an error of Ö2. It is often said then
that experiment has decided against the locality inequality. Strictly speaking
this is not so. The actual experiments depart too far from the ideal, and only
after the various deficiencies are ‘corrected’ by theoretical extrapolation do
the actual experiments become critical. There is a school of thought [Ferrero,
Marshall, Pascazio, Santos, Selleri] which stresses this fact, and advocates
the idea that better experiments may contradict QM and vindicate locality. I do
not myself entertain this hope. I am too impressed by the quantitative success
of QM, for the experiments already done, to hope that it will fail for more
nearly ideal ones.”
J.S. Bell, La nouvelle
cuisine, in A. Sarlemijn, P. Kroes (eds.), Between Science and
Technology, Elsevier 1990
* Prism
models (Fine, Szabo)
“Distinction must be made
between the low detection/emission efficiency caused by the random errors in
the analyzer+detector equipment and the low efficiency that is a systematic
manifestation of certain (hidden) properties of the emitted
particles. […]
We do not expect that
quantum mechanics will fail badly when sufficient refinements are made, but
rather that there are principal limits in acheving such refinements.”
L.E. Szabo, Contextuality
without contextuality, Reports on Philosophy (2000)
Apparati ‘realistici’ ® ensemble selezionato:
si prendono in considerazione soltanto le coppie di sistemi che attivano in
coincidenza i rivelatori.
Si pone
[A] = evento rappresentato da
una rivelazione dopo il passaggio attraverso un analizzatore con direzione a.
[B] = evento rappresentato da
una rivelazione dopo il passaggio attraverso un analizzatore con direzione b.
[A]Ù[B] = evento rappresentato da
una rivelazione in coincidenza dopo il passaggio attraverso i rispettivi
analizzatori con direzione a e b.
Ciò che si osserva è la violazione della disuguaglianza
-1 £ p(AÙB|aÙb Ù[A]Ù[B])+ p(AÙB¢|aÙb¢ Ù[A]Ù[B¢])-
- p(A¢ÙB|a¢Ùb Ù[A¢]Ù[B])+ p(A¢ÙB¢|a¢Ùb¢ Ù[A¢]Ù[B¢]) -
- p(A¢|a¢Ù[A¢]) - p(B|bÙ[B]) £ 0 (CHS)
Se si assume che la selezione
sia completamente casuale, allora è ragionevole assumere anche la condizione
(detta enhancement hypothesis)
p(AÙB|aÙb Ù[A]Ù[B]) = p(AÙB|aÙb), (E)
da cui discende la
disuguaglianza
-1 £ p(AÙB|aÙb) + p(AÙB¢|aÙb¢) - p(A¢ÙB|a¢Ùb) + p(A¢ÙB¢|a¢Ùb¢) -
- p(A¢|a¢) - p(B|b) £ 0 (CH)
Tuttavia è possibile ipotizzare
che esista una variabile “nascosta” che determina le modalità della
selezione (A. Fine & L.E. Szabo).
In questo caso non sarebbe
ragionevole assumere la condizione E:
ma allora
E Þ (se ØCHS allora ØCH)
Importante: la conclusione di
Fine & Szabo è indipendente dal problema della bassa efficienza dei
rivelatori:
“A prism model is a local
deterministic hidden variable theory, in which the hidden variables
predetermine not only the outcomes of the corresponding measurements, but
also predetermine whether or not an emitted particles arrives to the detector
and becomes detected. In other words, the measured observables can take on
a new “value” corresponding to an inherent ‘no show’ or defectiveness.”
L.E.
Szabo, On Fine’s resolution of the EPR-Bell problem, Found. Phys. (2000)
intermezzo:
causalità e meccanica
quantistica
Nella
fisica moderna si è tacitamente presupposto che
validità
di un principio di causalità
per ogni evento a esiste un evento fisico b che
[è causa di], [produce],
[determina], ..., a
=
validità
del determinismo
In realtà
determinismo
¹
causalità
determinismo ® modalità di
evoluzione degli stati di un sistema fisico in
funzione del tempo e di certe particolari condizioni presenti a un certo istante
‘iniziale’.
Stato
iniziale s(t0) + legge
dinamica ® Stato s(t),
dove s(t) esiste ed è unico. Se la legge
dinamica è invariante per inversione temporale, allora t può essere sia successivo a t0 sia precedente a t0.
causalità ® particolare relazione di
dipendenza regolare tra (classi di)
eventi
Su cosa si
fonda la sovrapposizione tra determinismo e causalità?
Sull’idea
di necessità.
determinismo
Lo stato s(t0) determina (attraverso adeguate leggi
dinamiche) lo stato del sistema a un qualsiasi istante diverso da t0.
Se riteniamo di
aver specificato s(t0) e a un istante diverso da
t0 lo stato del sistema
non è quello che prescriverebbe la legge dinamica, siamo indotti a ritenere che
la nostra specificazione di s(t0) non era in realtà
completa.
causalità
Data una relazione causale tra due
eventi a e b, il verificarsi di b determina il verificarsi di a.
Se riteniamo di
aver accertato il verificarsi di b e
non accertiamo il verificarsi di a,
allora siamo indotti a ritenere che eventi a noi sconosciuti si siano
‘interposti’ all’azione causale di b.
Ma in
generale il determinismo non implica una relazione di causalità
“causa”
di s(t1)? “causa” di s(t2)? ..........
| |
s(t0) ® s(t1) ® s(t2)
| |
...... “effetto”
di s(t0)? “effetto” di s(t1)?
Una
relazione di causalità non implica
il determinismo
Per ogni evento fisico a esiste un evento fisico b tale che b è causa di a
non implica
I sistemi fisici che sono dotati di
quelle proprietà esemplificate da a e b
manifestano una dinamica deterministica
Non soltanto si è assunta l’equivalenza
causalità Û determinismo
ma anche l’equivalenza
determinismo Û predicibilità
“Dovremmo considerare lo stato presente dell’universo
come l’effetto del suo stato antecedente e la causa del suo stato successivo.
Un’intelligenza che conoscesse tutte le forze operanti in natura in un dato
istante e le posizioni istantanee di tutte le cose dell’universo, sarebbe in
grado di comprendere in un’unica formula i moti dei più grandi corpi e quelli
dei più leggeri atomi al mondo, a condizione che il suo intelletto fosse
sufficientemente potente da sottoporre ad analisi tutti i dati: per tale
intelligenza, niente sarebbe incerto, il futuro e il passato sarebbero presenti
davanti ai suoi occhi.”
P.S.
Laplace, Saggio filosofico sulle
probabilità, 1814
“Il determinismo scientifico è la dottrina secondo la
quale lo stato di qualsiasi sistema fisico chiuso a qualsiasi istante futuro
può essere predetto, anche dall’interno del sistema, con qualsiasi grado
specificato di precisione, deducendo la predizione dalle teorie, in
congiunzione con condizioni iniziali il cui grado di precisione richiesto può
essere sempre calcolato.”
K.R.
Popper, L’universo aperto, 1982
Dunque si
è assunto che
causalità Û determinismo Û predicibilità
“L’impossibilità di misurare esattamente tutti i dati di
uno stato impedisce la predeterminazione dello svolgimento successivo. Di
conseguenza, il principio di causalità perde, nella sua comune formulazione,
ogni senso. Infatti, se è impossibile per principio conoscere tutte le
condizioni (cause) di un processo, diventa un modo di dire vuoto che ogni
evento ha una causa.”
M.
Born, 1929
“[...] «causalità» non è che un altro termine per
indicare l’esistenza di una legge. Il contenuto del principio di causalità è
costituito evidentemente dall’affermazione che tutto nel mondo si svolge
secondo leggi; è dunque la stessa identica cosa se asseriamo la validità del principio
di causalità o la sussistenza del determinismo.”
M.
Schlick, La causalità nella fisica
contemporanea, 1931
“Sulla base del principio di indeterminazione, perde ogni
legittimità il dire che lo stato di un sistema potrebbe essere accertato ogni
volta con la massima precisione mediante una misurazione. Dato però che una
simile determinazione costituisce il presupposto dell’applicazione rigorosa del
principio di causalità, ne segue che la scienza moderna deve rinunciare alla
validità ineccepibile di questo principio. Essa deve accontentarsi di fare
previsioni probabili: non è più rigidamente deterministica.”
M.
Schlick, Lineamenti di filosofia della
natura, 1948 (postumo)
determinismo in meccanica
classica e quantistica
Meccanica
classica
·
L’insieme dei possibili stati di un
sistema classico C è rappresentato
da uno spazio astratto S, in cui ogni elemento è costituito da una coppia di
valori di posizione e velocità.
·
Se oltre allo stato iniziale di C conosciamo la sua massa m e l’eventuale forza F che agisce su di esso, possiamo
descrivere l’evoluzione di C nel
futuro (e nel passato!) mediante le equazioni newtoniane del moto.
·
Una traiettoria g nello spazio S rappresenta dunque una “storia” di C.
·
La formulazione matematica delle
equazioni newtoniane del moto comporta l’esistenza e l’unicità
delle g, noto lo stato iniziale e le
forze operanti sul sistema in esame.
Meccanica
quantistica
·
L’insieme dei possibili stati di un
sistema quantistico Q è
rappresentato da uno spazio astratto H i cui elementi (vettori di
stato) - pur non essendo coppie
di valori di quantità dinamiche - sono indirettamente connessi alle quantità
misurabili su Q, dal momento che
prescrivono la probabilità di ottenere uno dei possibili valori di una quantità
specificata qualora si effettui una misura.
·
L’evoluzione di un vettore di stato
è descritta dall’equazione di Schrödinger, che risulta un’equazione
perfettamente deterministica.
Dunque
In assenza di misure, sia la meccanica classica sia la meccanica quantistica
soddisfano una condizione di determinismo dinamico.
Da dove nasce allora l’indeterminismo in meccanica
quantistica? Dalla violazione di quella condizione che potremmo definire determinismo (o determinatezza) delle
proprietà:
Se disponiamo di una conoscenza massimale dello stato di
un sistema fisico, le probabilità di ottenere un risultato nella misura di una
data quantità fisica rilevante per il sistema sono limitate ai soli valori 0 e
1.
In meccanica quantistica invece, la specificazione di uno
stato puro di un sistema (uno
stato che rappresenta cioè una quantità massimale di informazione sul sistema
stesso) determina probabilità di risultati di misura che in generale risultano diverse da 0 o da 1.
Dopo aver accertato che
un’indagine sul ruolo della causalità in MQ non è di per sé contraddittoria,
possiamo porre la seguente questione:
in che senso è possibile - se
è possibile - interpretare la dipendenza superluminale tra risultati come una
relazione autenticamente causale?
Una possibile opzione:
Principio
di causa comune (H. Reichenbach, The Direction of Time, 1956)
Intuizione fondamentale: per ogni correlazione non
accidentale tra due eventi distinti, tra i quali non sussiste alcuna relazione
causale diretta, esiste una causa comune che rende i due eventi
probabilisticamente indipendenti l’uno dall’altro.
Principale motivazione filosofica originaria: sviluppare
una nozione di causalità probabilistica.
Sia (S, m) uno spazio di probabilità classico, dove S è un’algebra di Boole di eventi e m è una misura di probabilità su S. Per A,B Î S, se
m(A ÇB) > m
(A) m (B) (1)
gli eventi A e B si dicono positivamente correlati. Un evento CÎ S è detto causa comune della correlazione (1) se sono soddisfatte le seguenti
condizioni:
m(A ÇB|C) = m(A|C)
m(B|C) (2)
m(A ÇB|C^) = m(A|C^) m(B|C^) (3)
m(A|C) > m(A|C^) (4)
m(B|C) > m(B|C^) (5)
dove m(X|Y)
rappresenta la probabilità condizionata di X dato Y, X^
denota il complemento di X e tutte le probabilità (2)-(5) sono diverse da 0.
Teorema (Reichenbach 1956)
(2)-(5) Þ (1): se tre eventi qualsiasi A, B, C soddisfano (2)-(5),
allora esiste tra A e B una correlazione nel senso di (1).
Problema: Le
correlazioni quantistiche possono essere spiegate in senso causale mediante
un’analisi che adotti il principio di causa comune?
Sulla base di
* J.F.Clauser,
M.A.Horne, Experimental Consequences of Objective Local Theories,
Physical Review D10 (1974), pp.
526-35),
* B. van
Fraassen, The Charibdis of realism: epistemological implications of Bell’s
inequality, Synthese 52 (1982), pp. 25-38,
si dimostra che
Principio
di causa comune Þ L Þ Disuguaglianza CH
e dunque le correlazioni quantistiche non sembrano
spiegabili in termini di cause comuni.
Tuttavia, secondo altre definizioni del problema, la
questione non è affatto decisa. Introduciamo infatti la seguente definizione:
Sia (S, m) uno spazio di probabilità classico, dove S è un’algebra di Boole di eventi e m è una misura di probabilità su S.
Assumiamo che {Ai, Bi} sia un
insieme di coppie di eventi correlati, cioè tali che m(Ai Ç Bi) > m (Ai) m (Bi) per ogni i e anche che S non contenga cause comuni Ci
delle suddette correlazioni.
È possibile estendere lo spazio (S, m) a uno spazio (S¢, m¢) in modo che, per ogni coppia correlata (Ai,
Bi), lo spazio esteso (S¢, m¢) contenga la loro causa comune?
Se è possibile, lo spazio (S, m) è detto PCC-completabile rispetto all’insieme
dato di correlazioni.
Rispetto a questa definizione, si dimostra che anche gli
spazi di probabilità quantistici - oltre a quelli classici - sono
PCC-completabili rispetto all’insieme delle correlazioni date.
G. Hofer-Szabo, M. Redei, L. Szabo:
* “On Reichenbach’s Common Cause Principle and
Reichenbach’s Notion of Common Cause”, British
Journal for the Philosophy of Science 50 (1999) pp. 377-9-9,
* “Reichenbach’s Common Cause Principle: Recent
Results and Open Questions”, Reports on
Philosophy 20 (2000), pp.
85-108.
causalità, non località e invarianza di Lorentz
Condizione (L) ® Generica ‘assenza di influenze
a distanza’
2 problemi:
1) Non località causale e
spaziotempo relativistico.
2) Interpretazione della non
località causale come relazione tra eventi singoli.
Il modello stocastico nel quale
si assume (L) è
vago su entrambi i problemi!
Problema 2): rimanda a un
approccio singolarista alla causalità.
“The cause of a particular
event [is defined] in terms of but a single occurrence of it, and thus in no
way involves the supposition that it, or one like it, ever has occurred before
or ever will again.
The supposition of
recurrence is thus wholly irrelevant to the meaning of cause; the supposition
is relevant only to the meaning of law. And recurrence becomes related at all
to causation only when a law is considered which happens to be a generalization
of facts themselves individually causal to begin with […]
The causal relation is
essentially a relation between concrete individual events; and it is only so
far as these events exhibit likeness to others, and can therefore be grouped
with them into kinds, that it is possible to pass from individual causal facts
to causal laws.”
C.J.
Ducasse, On the nature and observability of the causal relation, Journal
of Philosophy 23 (1926)
Motivazione per un approccio
‘singolarista’ alla relazione tra non località e causalità:
se esiste una causalità
microfisica ‘non convenzionale’, essa deve comunque essere concepita come un
processo che coinvolge singoli eventi e che - in qualche senso - vive
nello spaziotempo.
Quali condizioni dovrebbe
allora soddisfare questa causalità ‘non convenzionale’?
Secondo una terminologia
introdotta da Tim Maudlin (Quantum Non Locality and Relativity, 1994,
20022), gli eventi di misura correlati si implicano causalmente a
vicenda.
Poiché tuttavia le regioni
spaziotemporali dove gli eventi di misura sono localizzati sono separate da un
intervallo di tipo spazio, l’ordine temporale dei due eventi dipende dal
sistema di riferimento: come interpretare allora la nozione di implicazione
causale alla luce di questa circostanza?
Due opzioni:
(1) la distinzione stessa causa-effetto non è
applicabile alle situazioni di tipo EPR.
(Obiezione:
perché parlare allora di implicazione ‘causale’?)
(2) È l’ordinamento temporale associato al
sistema di riferimento che definisce qual’è la causa e qual’è l’effetto.
(Obiezione: troppo debole!)
Relazione con il processo di
riduzione
(collasso):
Riduzione ® processo mediante il quale
proprietà di sistemi quantistici si ‘attualizzano’
Non località® ‘attualizzazione’ di proprietà relative a sistemi correlati
Risulta allora rilevante la
domanda:
se il processo di riduzione è
un processo fisico reale, dove avviene?
L’ipersuperficie sulla quale si
assume avvenga il collasso può essere scelta arbitrariamente, poiché
questa scelta non influisce sulle distribuzioni di probabilità delle
osservabili:
“it appears that either
causality or Lorentz covariance of wave functions must be sacrificed [...]
Covariance seems the smaller sacrifice, since it is apparently not required for
the calculation of invariant probabilities.” (I. Bloch, Some relativistic
oddities in the quantum theory of observation, Physical Review 156 (1967) 1377-1384)
Proposta di Bloch consistente
con il punto (2): è l’ordinamento temporale associato a un qualsiasi sistema di
riferimento adottato che definisce qual’è la causa e quale l’effetto.
Obiezione fondamentale: se ci
restringe alle distribuzioni di probabilità, la MQ soddisfa comunque una
condizione di località statistica, cioè in
un tipico esperimento di correlazione EPR il valor medio di una certa
osservabile di spin relativa a un sottosistema è indipendente da qualsiasi
operazione effettuata sul secondo sottosistema (cfr. p. es. P. Eberhard, Bell's theorem and the different
concepts of locality, Nuovo
Cimento 46B (1978), 392-419.)